La matrice di Johari
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Cos'è la matrice di Joahri
La matrice di Johari, ideata da Joe Luft e Harry Ingham, è un modello che aiuta a comprendere come un individuo è in grado di relazionarsi con se stesso e con gli altri attraverso la condivisione e lo scambio di feedback.
Questa matrice è costituita da quattro quadranti o “zone”: zona aperta, zona cieca, zona nascosta e zona sconosciuta.
Ciascuna di queste zone è il risultato della combinazione tra ciò che è conosciuto/sconosciuto a noi e agli altri.
A cosa serve
La matrice di Johari è stata ideata per migliorare l’interazione tra i membri di un team o di una comunità attraverso azioni concrete quali la condivisione e lo scambio di feedback, con l’obiettivo di ampliare la “zona aperta”, ovvero l’area che racchiude tutto ciò che è conosciuto sia a noi che agli altri.
Una zona aperta sempre più ampia, infatti, aiuta a rafforzare il team grazie a una migliore fiducia reciproca, oltre alla scoperta di potenzialità sconosciute che possono risultare utili al successo del gruppo.
Come funziona
Analizziamo le singole zone della matrice di Johari:
- La zona APERTA (in alto a sinistra) rappresenta l’area ottimale di relazione, infatti rappresenta la condizione nella quale tutti i membri del Team sono allineati ed è tutto perfettamente noto a tutti grazie a un corretto scambio di feedback. E’ la zona che richiede un costante ampliamento.
Esempio: delle informazioni note sia a me che agli altri possono essere quelle relative a un cliente: chi è, quali sono i suoi obiettivi e cosa è stato fatto per realizzare il progetto.
- La zona CIECA (in alto a destra) racchiude invece ciò che è noto agli altri ma non a noi. In questa area, l'unico modo per acquisire informazioni e allinearsi è attraverso la richiesta di feedback agli altri membri del Team. Se questa area si espande troppo, il rischio è quello di cadere nel pettegolezzo e quindi uno stato di totale chiusura, situazione decisamente controproducente per il successo del gruppo.
Esempio: ho portato a termine un task assegnatomi da un collega e non so se il mio lavoro è corretto.
Chiedo feedback in modo da avere un riscontro, positivo o negativo che sia, grazie al quale sarò in grado di svolgere il compito successivo con maggiore sicurezza e consapevole di cosa ho fatto bene e cosa devo migliorare.
- La zona NASCOSTA (in basso a sinistra) relativa alle informazioni note a noi ma sconosciute agli altri e rappresenta la nostra sfera privata. In questo caso, l’unico modo per ampliare la zona aperta è la CONDIVISIONE, in modo che anche gli altri membri del team abbiano la possibilità di allinearsi con quanto conosciamo.
Esempio: ho imparato ad utilizzare un nuovo software per la stesura dei testi tramite intelligenza artificiale.
Trattandosi di una nuova competenza che può tornare utile a tutti i colleghi, condivido quello che ho imparato in occasione di una riunione o tramite l’invio di una presentazione.
- La zona SCONOSCIUTA, (in basso a destra), infine, racchiude tutto ciò che è sconosciuto sia a noi che agli altri. Comprende il potenziale inesplorato, i talenti nascosti, la creatività repressa e la paura dei rischi. Rimanendo fermi in questo quadrante, il pericolo principale è l’impossibilità di crescita.
Anche in questo caso, sono i feedback, la condivisione e la fiducia reciproci che ci permettono di esplorare la zona sconosciuta e ridurla per ampliare quella aperta.
Per riassumere
Cosa ci insegna la matrice di Johari?
- Feedback e condivisione sono gli strumenti necessari ad ampliare sempre più la ZONA APERTA, ovvero quell’area in cui tutte le informazioni e gli stati d’animo sono perfettamente noti sia a noi che agli altri;
- Grazie a un ottimale scambio di feedback si evita di cadere nel pettegolezzo, infatti si è capaci di dire la cosa giusta, nel modo giusto e nel momento giusto, con l’obiettivo di rafforzare la relazione e la fiducia con l’altro;
- La condivisione di know how, informazioni e conoscenze permette di uscire dalla zona sconosciuta che limita l’apprendimento e di conseguenza la crescita.
Bibliografia
J.Luft, Introduction à la dynamique des groups, Toulouse, 1968
J.Luft, Of human interaction: the Johari Model, Mayfield Publishing Company, 1969
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