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La linguistica

Ci siamo passati tutti. Durante una riunione qualcuno dice qualcosa che, non si sa bene perché, suona meglio nella sua testa, rispetto che nella mente di chi ascolta.

Sul lavoro e nella vita quotidiana è importante essere consapevoli dell’effetto delle parole che utilizziamo, specialmente quando diamo dei feedback a qualcuno. Bisogna scegliere le parole in funzione dell’obiettivo che vogliamo conseguire, aumentando l’efficacia della nostra comunicazione.

Ecco una breve panoramica delle parole che hanno più influenza sulla nostra mente.

Parole da utilizzare con consapevolezza

MA / PERO'

Queste due parole fanno sì che la parte di frase che le segue abbia una rilevanza nettamente superiore rispetto alla parte di frase che le precede.

Operano una sorta di “cancellazione” di tutto ciò che viene prima.

Molto meglio utilizzare la congiunzione “e” al loro posto, o addirittura non mettere nulla, a meno che non vogliamo deliberatamente attenuare ciò che abbiamo appena detto.

NO

Come anche “ma” e “però”, questa parola contribuisce a rompere il rapporto di fiducia, cancellando ciò che il tuo interlocutore ti ha appena detto.

In alternativa, meglio utilizzare “sì”, ”ok”, ”capisco”.

NON

La nostra mente “non processa la negazione”, cioè per poterla comprendere ha bisogno di rappresentarsi esattamente ciò che vogliamo negare.

Il nostro cervello interpreta i messaggi in negativo troncando la negazione e focalizzandosi esclusivamente sul messaggio che segue.

Ecco la prova: Non pensare a una 500 bianca! Bene, ora a cosa stai pensando?

A questa regola esiste tuttavia un’eccezione: in frasi come “non ti chiedo di vincere, ti chiedo di impegnarti”, la connotazione è più positiva e permette di trasmettere un messaggio efficacemente.

In linea generale, però, è sempre bene fare attenzione all'uso del non e cercare di evitarlo, in particolare se stiamo cercando di persuadere.

PROVARE

Non si può “provare a fare” qualcosa, o si fa o non si fa.

Perfino Yoda diceva al suo giovane Padawan Luke Skywalker “Fare o non fare, non esiste provare”.

Ogni volta che alla nostra testa diciamo “provare a fare”, apriamo una possibilità alla non riuscita, all’errore: è come se riducessimo le probabilità di successo.

Dandoci, invece, delle certezze il cervello si attiva per portarle a termine (“sarà fatto” / “mi impegnerò al massimo per…”).

SPERARE

La definizione di questa parola è “Attendere con animo fiducioso il realizzarsi di qualcosa”.

Analogamente alla parola “provare”, usare la parola “sperare” per qualcosa su cui abbiamo un’influenza diretta ci toglie potere, ci rende passivi, spettatori di qualcosa di cui dovremmo essere attori protagonisti.

ANCORA

“Non so fare una cosa” è un fatto, “non so ancora fare una cosa” è un processo, in questa piccola sfumatura sta un’enorme differenza!

Aggiungendo parole apparentemente semplici come “Ancora”, “Per ora”, “Fino ad ora” è come se creassimo un ponte con il futuro, attivandoci mentalmente per raggiungerlo.

Come vedi sono tutti piccoli accorgimenti, ma credimi, fanno davvero la differenza nella mente di chi ti ascolta.

Ora che hai capito la forza delle parole, usale con più consapevolezza in ogni contesto lavorativo e sociale: migliorerai la tua comunicazione e il rapporto con colleghi, clienti e collaboratori.

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